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Fatica vocale nei professionisti: dal sintomo alla gestione

  • Immagine del redattore: Valentina Carlile DO
    Valentina Carlile DO
  • 27 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 30 mag


Fatica vocale nei professionisti: dal sintomo alla gestione


Molto spesso per la diagnosi di fatica vocale occorre rifarsi alla sintomatologia della persona, che riferisce un aumento della tensione con l’uso continuo della voce, e un sollievo dopo il riposo.

Sintomi come raucedine, disfonia, alterazione del suono della voce sono di solito manifestazioni tardive. L’insorgenza della disfonia indica solitamente un disturbo più grave. A volte si modifica il timbro (metallico, velato, rauco, stretto, nasale, tremulo, ecc.), altre volte diventa profondo, squillante o molto acuto. Altre volte ancora la voce perde il suo volume abituale, diventando senza intensità, senza estensione e monotona. In altre occasioni si rompe, si disconnette producendo un cambiamento improvviso dal “normale” al “falsetto”.


Può accadere però che, nonostante l’affaticamento, la laringe appaia normale.

La fonastenia può essere pura o presente come sintomo di un’altra patologia. Si parla di fonastenia pura quando non ci sono evidenti alterazioni d’organo che la giustifichino; nel secondo caso può essere dovuta alla presenza di formazioni come cisti, edema di Reinke, noduli, emorragie, polipi, ulcere da contatto, tra le altre.


Fisicamente l’affaticamento si manifesta sia come lo sforzo percepito associato alla fonazione, sia come perdita di forza di contrazione muscolare. Il paziente deve essere in grado di utilizzare l’economia naturale durante le attività vocali.


Chi soffre di affaticamento vocale deve imparare a normalizzare la propria voce, trovando effetti melodici e sfumature che contribuiscano a migliorare le prestazioni vocali in base alle proprie esigenze.


Studi clinici ed epidemiologici hanno finora indicato che l’affaticamento vocale è uno dei sintomi più frequenti e invalidanti. Fino all’80% degli insegnanti può soffrire di affaticamento vocale che, in combinazione con altri sintomi, può portare alla perdita della capacità lavorativa.

I professionisti della voce, quali i cantanti, sono impegnati quotidianamente in lunghe prove oltre che in lunghe stagioni di esibizioni. Per questo motivo, è essenziale fornire a queste persone una capacità di resistenza sufficiente all’affaticamento vocale. Nel mondo dei cantanti, ci sono fattori che causano un aumento dell’affaticamento come gli spostamenti di tessitura verso le tessiture basse e alte, cioè una non corretta classificazione vocale; il canto su vocali che causano un eccesso di tonicità orizzontale nelle note di passaggio e all’estremità alta di qualsiasi tessitura, ad esempio sulle vocali strette; l’emissione di suoni aperti sulle note di passaggio o al di sopra di esse; l’uso eccessivo della voce di petto nel registro femminile, frequente nei mezzosoprani e nei contralti quando cercano di rinforzare i bassi; l’assenza del meccanismo di appoggio della voce sul fiato, che porta l’inesperto a spingere i suoni e a perdere il controllo espiratorio.


Affinché l’aria espirata possa mantenere la pressione sonora, non devono esserci tensioni o limitazioni nel meccanismo respiratorio. Per questo motivo, è necessario adottare una postura corretta, che consenta all’atto respiratorio di svolgersi liberamente. Durante l’inspirazione, l’addome si sposta in avanti e durante l’espirazione (fonazione) si ritrae per fornire l’aria necessaria a mantenere la pressione sottoglottica.

Questo meccanismo costodiaframmatico è quello che consente il maggior afflusso di aria, poiché mobilita i polmoni dalla base. La quantità di aria inspirata deve essere adattata alla frase da pronunciare. Troppa aria e poca aria limitano la voce. Quando manca l’aria per finire le frasi, la laringe compensa il deficit chiudendosi (riducendo il suo diametro) e comprimendo così le corde vocali. La costrizione abituale può danneggiare queste strutture.

È importante prevenire l’affaticamento o non arrivare a quel punto. Parlare in modo teso produrrà una voce diminuita, al contrario, parlare in modo rilassato darà una voce diversa, flessibile e disinvolta. Oltre a conferire una maggiore e migliore capacità comunicativa. La tensione alimenta la tensione e questo diminuisce la capacità vocale. Inoltre, un lavoro vocale prolungato richiede questo modo di parlare, altrimenti la stanchezza si farebbe sentire facilmente.


Un Osteopata ben formato in voce sarà in grado di monitorare tutto il sistema fonatorio dal mantice all’emissione finale bilanciando le strutture in modo che possano lavorare in modo sincrono, armonico ed ergonomico.



Valentina Carlile - Osteopata esperta in Osteopatia applicata a disturbi di Voce e Linguaggio dal 2002. Per informazioni e prenotazioni visita la pagina Contatti





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